mercoledì 6 giugno 2007

Nuove prove, e poi esterni (Giorno sette!)






Nel pomeriggio una prova generale per (in rigoroso ordine alfabetico) Sergio Albelli (Lorenzo), Corrado Fortuna (Coco). Vanessa Incontrada (Kitty Galore) e Bebo Storti (Benito detto Bibì).

Poi (dopo una robusta dose di caffé) di nuovo fuori, per un altra notte.
Mentre il sole tramonta donando all'equipe di Aspettando il Sole una notevole striatura rossastra nel cielo, Barbara Pastrovich (primo aiuto regia), Lara Rastelli (segretaria d'edizione), Paolo Caimi (direttore della fotografia) e GianMaria Majorana (operatore alla macchina), controllano un punto macchina.
E come il monolito di 2001 odissea nello spazio, nel nulla della notte, si accende un proiettore. Che pare una statua, un monumento al cinema, un pezzo d'arte, ma anche il testimone di un mestiere artigianale, fatto di sudore, imprecazioni tra i denti, cavi sotterrati, panini mangiati a bordo strada, attori disponibili che intrattengono la troupe con racconti di tutti i generi, radio che non funzionano, nastro adesivo e un immensa quantità di cose che si perdono con il sorgere del sole. Che però sono la materia di cui son fatti i film. La materia di cui i film si nutrono, l'ossatura di Aspettando il Sole.

Tornando a casa, nella quiete dell'ultima notte, ci accorgiamo che il giorno sette e passato. Ne restano "solo" ventitré. E un piccolo pensiero va a quanto si sta bene nel "mondo a parte" del cinema, dove le regole sono diverse, dove sotto la luce dei riflettori tutti stanno dalla stessa parte, tutti si fa silenzio all'improvviso e poi si ricomincia a parlare quando arriva lo stop, come se fosse normale sospendere tutto, ogni minima attività, quando la macchina gira, e purché l'inquadratura sia pulita, tutto è concesso, qualsiasi finzione, qualsiasi scomodità, qualsiasi ora del giorno e della notte.