martedì 1 maggio 2007

Ruoli inaspettati.








Durante una (chissà se mai veramente avvenuta) conversazione tra Ed Wood e Orson Welles (messa in scena in Ed Wood di Tim Burton), il grande regista si lamentava di dover utilizzare Charlton Heston nel suo prossimo film, per fare il messicano. Il film era Touch of Evil (L'infernale Quinlan, in Italia) del 1958, uno dei massimi capolavori di Welles, forse anche per quel personaggio così "fuori ruolo".
L'utilizzo di attori fuori dal loro ruolo canonico ha (quasi) sempre portato risultati interessanti. Sostanzialmente perché il pubblico perde i suoi riferimenti. Quando nel 1943 Alfred Hitchcock utilizzò per il suo Shadow of a doubt (l'ombra del dubbio, in Italia) Joseph Cotten che era la personificazione dell'eroe positivo, intellettuale, di sani principi (basti pensare al belissimo ruolo, decisamente positivo, di poco precedente in Citizen Kane - Quarto potere, 1943) spiazzò la platea, che non sapeva come comportarsi di fronte a quel cattivo con il viso da buono. Così come tanti anni dopo Sergio Leone fece di Henry Fonda, uno dei massimi "buoni" del cinema americano, il crudele, quasi mefistofelico Frank di C'era una volta il West (1968), creando la figura di un "villain" dagli occhi chiari, un villain così simile all'eroe di centinaia di altre storie, da fare paura il doppio.
Di recente Robin Williams in One Hour Photo (2002) di Mark Romanek, ha fatto paura, con il suo viso da buono, e Tom Hanks ha spiazzato tutti, quando con efferatezza compiva le sue missioni in Road to Perdition (Era mio padre, in Italia), sempre nel 2002. Anche il cinema italiano ha diverse volte utilizzato l'espediente (uno tra tutti: il ruolo di Abatantuono in Regalo di Natale - 1986 - di Pupi Avati). Ma la lista è lunga e passa certamente anche per il Bogart di Desperate Hours (in Italia Ore disperate, di William Wyler, 1955), e Missing (1982), di Costa Gavras, in cui il "comico" Jack Lemmon, si cala con rara maestria nel ruolo dell'uomo qualunque, a cui, davvero, la voglia di ridere è passata da tempo.

La platea tende ad accomunare visi a ruoli. Non a caso infatti gli attori si dicono spesso "vittima" di alcuni loro personaggi (Connery con Bond, giusto per citane uno). E questo crea aspettative nella platea che nel novanta per cento dei casi vengono corrisposte. Utilizzare un attore "fuori ruolo" (e non fuori parte, attenzione) toglie alla platea diverse certezze, rendendole inevitabile un ruolo decisamente più attivo nella fruizione del film, cercando davvero di capire cosa succede. Un attore fuori dal suo ruolo canonico è come un attore all'esordio. Spogliato dell'abito tradizionale, l'attore torna ad essere "per la prima volta sullo schermo". Non si sa cosa aspettarsi da lui. E così si è costretti a lasciare a casa preconcetti e pre giudizi (nel senso letterale della parola: giudizi a priori).

Aspettando il Sole propone una nutrita rappresentanza dei migliori attori italiani, tutti (o quasi) in ruoli inaspettati, o per lo meno, non comuni, o classici.
I nomi, da domani.