giovedì 19 febbraio 2009

Recensioni.


Il film è stato visto dai giornalisti di settore (sia cartaceo sia internet) prima della conferenza stampa di venerdì tredici passato. Quindi alle già interessanti critiche uscite dopo la partecipazione al festival di Roma (e ai vari servizi tv andati già in onda - la7, sky, Rai3, italia1, rete4-), alle pagine dei giornali (il Manifesto ve lo abbiamo già riportato, qui pubblichiamo la pagina di Repubblica cultura Torino, e poi il Giornale, Libero, il Tempo, il Mattino, la gazzetta del mezzogiorno, e durante il festival, il Corriere e molto altro) ecco una selezione delle cose uscite questa settimana.

Ora aspettiamo le opinioni del pubblico. Ci si vede in sala.
(Tra l'altro il cast passerà al cinema quattro fontane di Roma la sera di venerdì).

ASPETTANDO IL SOLE – ESTRATTI DA RECENSIONI

Aspettando il sole è una commedia morale, o perlomeno si avvicina molto a tale descrizione, che non può non riportare alla mente le evoluzioni corali di cui furono capaci alcuni dei nostri cineasti più ispirati, Risi e Scola. Al di là delle sequenze più divertenti – in Aspettando il sole si ride, e quasi mai nella maniera più ovvia – e delle digressioni smaccatamente surreali e grottesche, si respira un sottofondo di angoscia, una sottile soffocante nebbia che copre tutto e lo rende ovattato. Così i personaggi di Aspettando il sole diventano fantasmi di un mondo che sembra disperso nel nulla, e che non è altro che il nostro paese, hotel a ore scricchiolante e vagamente squallido, ma che ancora non ha perso speranza nella purezza, ma pare già attratto da sirene equivoche (l'ossessionante televendita che funge da ideale fil rouge).

Raffaele Meale (www.cineclandestino.it)
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Arriva finalmente in sala Aspettando il Sole, interessantissima opera prima di Ago Panini. Cupa, noir, surreale, grottesca, paradossale ed interpretata da un cast invidiabile, la pellicola rappresenta perfettamente quella piccola parte di Cinema Italiano che si è stufato di “aspettare”, arrivando finalmente ad osare. Ago Panini dimostra come anche in Italia si possano fare film che finalmente escono dall’etichetta, quasi dispregiativa, “film italiano”.
Una chicca da non perdere.

(www.cineblog.it)
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Aspettando il sole richiama l'originalità e l'inventiva, in un momento cruciale del nostro cinema in cui si parla di prodotto invece che di opera intellettuale, di "Cinema italiano" invece che di "Cinema", come fosse un'etichetta a parte. Ago Panini azzarda un'uscita particolare, di sicuro impatto se si considera il cast coinvolto. Lo stile registico è spietato e creativo, soprattutto quando in pochi secondi cerca di descrivere con ironia un dato evento (eccezionale la partita a scacchi) senza dimenticare il filo conduttore che tiene unite le diverse microstorie. Per essere solo all'inizio, Parini sorprende. E anche molto.

Vito Sugameli (www.everyeye.it)

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Aspettando il sole, il primo lungometraggio di Ago Panini, è una interessante prova di quello che il cinema italiano può fare e dei territori che può esplorare sia a livello di sceneggiatura sia, e soprattutto, di regia. Aspettando il sole "non aspetta" e scorre veloce, intrecciando personaggi, luoghi, tempi, realtà, immaginazione, immagini, spazi, ricordi, voci e registri narrativi. Panini finalmente sperimenta, e lo fa con scelte opportune e intelligenti. Nel cast spicca Giuseppe Cederna nel ruolo di Santino, davvero bravissimo, ma un plauso a tutti gli altri attori, che danno prova di credere davvero in un progetto nuovo, lontano dal panorama cinematografico italiano.

Angelica Tosoni (www.spaziofilm.it)

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Aspettando il sole è sicuramente una pellicola diversa dal solito, un mix tra noir e thriller, tra film e videoclip al cui regista va sicuramente il merito di aver saputo trasformare un progetto low low budget in una pellicola piena di senso compiuto.

(www.dgmag.it)

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Avvalendosi di un cast davvero valido, Panini realizza una commedia virata di scuro tanto distante dal cosiddetto “genere italiano” quanto vicina al “genere Tarantino” perché fraziona, rimaneggia e rimastica con lucidità e un giusto mix di comicità, dramma e noir, un insieme di storie brevi tutte perfettamente incastrate tra loro. Trovando la complicità dello spettatore, riesce ad avvincerlo e a sorprenderlo.

Emanuela Mei (www.agenziaradicale.com)

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Un bell'esordio. A vedere tutti gli interpreti di «Aspettando il sole» di Ago Panini sappiamo di trovarci di fronte a uno di quei rari casi in cui si mettono in bella mostra i nostri migliori interpreti.
Il film contiene piccole rivoluzioni per come è stato girato e prodotto. Forse non si può neanche inserire nel genere cinema italiano, che è un genere a sé, ma si tratta di un piccolo film di genere innamorato dei generi.

Silvana Silvestri (Il Manifesto del 14/02/2009)


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Va dato atto a Panini di aver scritto e diretto un film che si differenzia nettamente da quel mainstream italiano autorial-popolar-borghese che ci siamo spesso trovati a criticare.

Federico Gironi (www.comingsoon.it)

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Aspettando il sole, primo lungometraggio di Ago Panini, è un’opera che si pone nei confronti del cinema con rispetto (niente movimenti di macchina improbabili, scavalcamenti o recitazioni forzate) a cui si affianca un desiderio di novità: le scelte non banali sono tante, non tutte riuscite, ma il risultato generale è spesso felice. Una scrittura di buon ritmo con una caratterizzazione dei personaggi aderente alla realtà.
Racconta, non giudica, diverte.

(www.cinemadelsilenzio.it)
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Esterno sera: due fari accesi di una macchina illuminano una strada; sul sottofondo le note del 'Notturno' di Chopin. Si apre così "Aspettando il sole", il delizioso esordio alla regia di Ago Panini. La storia, scritta dallo stesso regista assieme a Enrico Remmert e Gero Giglio, è ambientata in un posto sperduto dell'Italia, in una notte apparentemente uguale alle altre, durante la quale le vite di quindici persone s'incontrano per caso (o per destino?!) all'hotel Bellevue, metaforicamente 'rifugio ai confini del mondo'. Ciliegine sulla torta la straordinaria prova di Giuseppe Cederna, perfettamente calato nei panni del portiere Santino, e la scelta stilistica di Panini che dona elasticità e dinamismo a tutte le vicende.

Silvia Marinucci (www.35mm.it)

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Alcune situazioni sono ben tratteggiate, colorite e grottesche come nei migliori film dei fratelli Cohen, con dialoghi incalzanti, divertenti e assurdi alla maniera del più godibile Tarantino. Possiamo dire che di sei storie soltanto tre valgono davvero la pena di essere viste. Ma indubbiamente in quelle tre c'è quello humor grottesco di ottima qualità capace di comunicare con immediatezza e lucidità nevrosi e solitudini del nostro tempo.

Cecilia Spaziani (www.filmfilm.it)

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Esordio in grande stile per Ago Panini, un passato di spot e videoclip, il quale al primo lungometraggio cinematografico si ritrova a lavorare sul set con un vero e proprio parterre de roi.
Ago Panini sceglie un registro che mescola i generi, infrangendo con buona fermezza i cliché estetici e narrativi del cinema italiano, ammiccando qua al pulp, là alla commedia nera, e tenendosi lontano, scelta condivisibile, dal calderone dei film a episodi.

Diego Pierini (www.loudvision.it)

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E’ molto raro nel panorama italiano vedere film tecnicamente ben realizzati, diretti e recitati come questo "Aspettando il sole" di Ago Panini.

Mauro Corso (http://filmup.leonardo.it/aspettandoilsole.htm)

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Aspettando il sole è un film corale, girato come se ne vedono pochi dalle nostre parti, che ci racconta in modo grottesco e ai limiti del surreale di tante piccole storie che si sfiorano nella provincia italiana dei primi anni '80. Seguendo una traccia dal sapore vagamente altmaniano, la sceneggiatura incrocia le storie surreali che si svolgono nel corso di una sola notte nelle stanze dell'hotel Bellevue, un posto qualsiasi sperduto nella provincia italiana. Lo stile, la regia, la fotografia, l'ambientazione. Tutto rimanda ad un modo di fare cinema che in Italia è poco praticato.

Pietro Salvatori (www.movieplayer.it)

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Ago Panini sceglie l’hotel come microcosmo in cui far muovere i suoi personaggi, mixando le loro sensazioni, le voci, le urla e i pianti a rappresentare una sorta di composizione musicale. La telecamera si sposta dunque da una stanza all’altra, dalla reception ai corridoi mettendo a nudo i protagonisti (perdenti nella vita) con le loro debolezze e i loro errori, fino al catastrofico finale.
Si parlerà ancora molto dell’opera prima di Ago Panini, sia per la peculiarità della limitazione spazio-temporale della sua storia sia per essere riuscito a coinvolgere tanti grandi nomi del cinema italiano.

Ilaria Capacci (www.ecodelcinema.com)

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In questo primo lungometraggio, Panini fa accadere di tutto e di più. E non serve poi molto. Bastano un hotel, poche camere e quindici personaggi. La danza è aperta da tre teppisti che aspettano l'alba in un'albergo, ma non sono soli, perchè subito la loro vita si intreccia alle altre vite chiuse in quelle stanze d'albergo. Le pareti si annullano, le voci, le urla si fondono in un'unico coro di anime. Panini muove le telecamere da un posto all'altro dell'albergo, in realtà le muove attraverso ogni personaggio, affinchè debolezze ed errori diventino sempre più evidenti.
Un lavoro interessante, con un cast che tutto sommato è una sorpresa perchè molti degli attori si cimentano in ruoli a loro non usuali e soprattutto non stereotipati.
Un film onesto, pulito anche quando le storie sono torbide, e soprattutto una chiamata a raccolta per molti dei nostri migliori attori.

(www.alcinema.org)
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Di speciale, o perlomeno di inconsueto, il film ha soprattutto il numero degli interpreti: quindici, accreditati in ordine rigorosamente alfabetico. Tutti “ospiti” per una notte dell’Hotel Bellevue, cadente albergo di periferia, in un posto qualunque dell’Italia dell’82. C’è chi svolge il proprio lavoro di concierge (Giuseppe Cederna, premiato come miglior attore ad Annecy) e chi sta girando un porno; chi si nasconde dopo una rapina, e chi soffre – e medita vendetta – per amore; chi si cimenta in incontri erotici fatali, e chi nasconde chissà quali segreti. E così via, in un mosaico di storie che non s’intrecciano (quasi) mai. Degli attori coinvolti, i migliori sono l’infallibile Bebo Storti, disilluso regista hard che disquisisce d’amore e cinema, e il sorprendente Gabriel Garko, che per una volta evade dalla “routine” di sex-symbol televisivo per dare corpo e voce (con tanto di zeppola) ad un delinquente teneramente disadattato.
Gabriele Barbaro (www.cineuropa.org)
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Freak, giovani bordeline, rapitori di mezza tacca, amanti traditrici, attrici porno dal volto imbambolato. Questi i personaggi tutti italiani raccontati da Ago Panini in «Aspettando il sole», il film prodotto da laCasa e Mikado Film e presentato al Festival di Roma. Tante figure diverse tra loro si incastrano, con le loro patologiche esistenze, in un hotel fuori mano, ai confini del mondo, in un posto qualsiasi dell'Italia del 1982.

(http://iltempo.ilsole24ore.com)

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'Coraggioso' perché si possono contare davvero sulle dita di una mano (forse con una o due amputazioni) i registi che rischiano nel portare sullo schermo una vicenda non lineare con un cast di attori affermati in generi diversi e con l'intenzione di proporre un modo di fare cinema originale.
Se Panini avesse cercato la strada più comoda avrebbe optato per il film a episodi tenendo fermo il 'contenitore' hotel. Non lo fa e realizza un film che non definiremo altmaniano perché il termine viene ormai usato a proposito (ma più spesso a sproposito) per qualsiasi film che abbia più di tre storie che si intrecciano.
Certo è che Panini è un regista che va tenuto d'occhio.

G.Zappoli (http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=55370)